IV DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A


La guarigione del cieco è una sorta di rinascita: non a caso si dice che era cieco dalla nascita; per cui iniziando a vedere rinasce ad una vita nuova; diventa una persona libera completamente rinnovata, capace di difendere le sue idee anche davanti alle autorità, che lo insultano (v. 28) e lo scomunicano (v. 34). Dapprima il cieco fa l’esperienza di un bene fisico (la salute, cioè la vista). Riceve questo bene gratuitamente. Gesù, come è solito fare davanti all’ammalato, non gli chiede di aderire al Vangelo, non pretende un credo, un’adesione di fede. Insomma non c’è ricatto: io ti faccio, tu mi fai, io ti do, tu mi dai… Solo più tardi il giovane guarito dalla cecità arriva alla fede, a scoprire cioè che l’autore di quel bene che ha ricevuto è il il Signore. Infatti all’inizio il cieco definisce il suo guaritore semplicemente come “quell’uomo che si chiama Gesù” (v. 11), poi “un profeta” (v. 17) cioè uno che parla e agisce in nome di Dio, successivamente “un inviato da Dio” (v. 33) e alla fine “Signore!” (v. 38).
LETTURE: 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a; Sal 22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41