XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – C


Se vi sono quelli che rifiutano Gesù, ve ne sono però altri che lo vogliono seguire, diventando suoi discepoli. Luca testimonia anche questo correre dietro a Gesù e ci presenta tre fatti accaduti durante il suo cammino verso la città santa. Innanzitutto racconta di un tale che grida a Gesù: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Parole molto generose, apparentemente convinte, che contengono una proposta senza condizioni. Gesù ascolta, discerne che in quella persona c’è entusiasmo, ma sa che questo non è sufficiente per durare nella vocazione. Colui che fa questa affermazione non chiama Gesù “Signore”, non ha fede in lui, ma è uno di quelli che vuole dare a se stesso una vocazione, non riceverla: è un autocandidato alla sequela, con un entusiasmo da militante. A differenza del comportamento della pastorale odierna, che definisce la vocazione “facile”, “senza rinunce”, “scelta di tutto”, Gesù proclama con chiarezza le difficoltà del cammino del discepolo, perché non vuole fare un “reclutamento”, un’“incetta” di discepoli. Diventare discepoli significa accettare la povertà, l’insicurezza, il fardello del fratello o della sorella da portare, la sottomissione reciproca, l’insicurezza e poi anche il fallimento, quella fine verso cui il Signore cammina con il volto indurito. Padre E. Ronchi