QUARESIMA 2016

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San Josemaría scrisse: “La Quaresima ci pone davanti a degli interrogativi fondamentali: cresce la mia fedeltà a Cristo, il mio desiderio di santità? Cresce la generosità apostolica nella mia vita di ogni giorno, nel mio lavoro ordinario, fra i miei colleghi? Ognuno risponda silenziosamente, in cuor suo, a queste domande e scoprirà che è necessaria una nuova trasformazione perché Cristo viva in noi, perché la sua immagine si rifletta limpidamente nella nostra condotta”.

Raccogliamo alcune delle domande più comuni sulla Quaresima con le risposte per comprendere meglio il senso di questo periodo liturgico.

Che cos’è la Quaresima? Da quando si vive la Quaresima? Qual è il significato della Quaresima?

Chiamiamo Quaresima il periodo di quaranta giorni (Quadragesima) dedicato alla preparazione della Pasqua. Dal quarto secolo si manifesta la tendenza a farne un tempo di penitenza e di rinnovamento per tutta la Chiesa, con la pratica del digiuno e dell’astinenza.

“La Chiesa ogni anno si unisce al mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 540). Proponendo ai suoi fedeli l’esempio di Cristo nel suo ritiro nel deserto, si prepara per la celebrazione delle solennità pasquali, con la purificazione del cuore, una pratica perfetta della vita cristiana e un atteggiamento penitente.

Contemplare il mistero

Non possiamo considerare la Quaresima come un periodo qualsiasi, una ripetizione ciclica dell’anno liturgico. È un momento unico; è un aiuto divino che bisogna accogliere. Gesù passa accanto a noi e attende da noi — oggi, ora — un rinnovamento profondo.

Quando inizia e finisce il tempo di Quaresima? Quali sono i giorni e i tempi di penitenza? Che cosa si deve vivere i venerdì di Quaresima?

La Quaresima comincia il Mercoledì delle Ceneri e termina immediatamente prima della messa vespertina in Coena Domini (Giovedì Santo). “Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale tutti i venerdì dell’anno e il tempo di Quaresima” (Codice di Diritto Canonico, canone 1250). Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l’elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie).

(Catechismo della Chiesa Cattolica, 1438)

In ricordo del giorno in cui Gesù Cristo morì sulla Santa Croce, “si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo” (Codice di Diritto Canonico, canone 1251).

Contemplare il mistero

Si sente di nuovo il richiamo del Buon Pastore, la sua voce affettuosa: Ego vocavi te nomine tuo (Is 43, 1). Ci chiama per nome, a uno a uno, con l’appellativo famigliare con cui ci chiamano le persone che ci amano. Bisogna rispondere — amore con amor si paga — dicendo: Ecce ego, quia vocasti me (1 Sam 3, 5), mi hai chiamato, eccomi: sono deciso a non fare che il tempo di Quaresima passi come l’acqua sui sassi, senza lasciare traccia; mi lascerò penetrare, trasformare; mi convertirò, mi rivolgerò di nuovo al Signore, amandolo come Egli vuole essere amato.

Che cos’è il Mercoledì delle Ceneri? Quando cominciò la pratica dell’imposizione delle ceneri? Quando si benedicono e si impongono le ceneri? Da dove provengono? Che cosa simbolizzano?

Il Mercoledì delle Ceneri è l’inizio della Quaresima; un giorno particolarmente penitenziale, nel quale i cristiani manifestano il desiderio personale di conversione a Dio. L’imposizione delle ceneri è un invito a percorrere il tempo di Quaresima come un’immersione più cosciente e più intensa nel mistero pasquale di Gesù, nella sua Morte e Resurrezione, mediante la partecipazione all’Eucarestia e alla vita di carità. L’origine dell’imposizione delle ceneri appartiene alla struttura della penitenza canonica. Comincia ad essere obbligatoria per tutta la comunità cristiana a partire dal X secolo. La liturgia attuale conserva gli elementi tradizionali: imposizione delle ceneri e digiuno rigoroso.

L’imposizione delle ceneri è un invito a percorrere il tempo di Quaresima come un’immersione più cosciente e più intensa nel mistero pasquale di Gesù, nella sua Morte e Resurrezione, mediante la partecipazione all’Eucarestia e alla vita di carità

La benedizione ed imposizione delle ceneri ha luogo durante la Messa, dopo l’omelia; anche se, in circostanze particolari, si può fare all’interno di una celebrazione della Parola. Le formule dell’imposizione delle ceneri si ispirano alla Scrittura: Gn, 3, 19 e Mc 1, 15. Le ceneri provengono dai rami benedetti la Domenica della Passione del Signore dell’anno precedente, seguendo una consuetudine che risale al XII secolo. La formula di benedizione fa riferimento alla condizione di peccato di quelli che la riceveranno. Simbolizza la condizione debole e caduca dell’uomo, che cammina verso la morte; la sua condizione di peccato; l’orazione e la supplica ardente perché il Signore corra in suo aiuto; la Resurrezione, giacché l’uomo è destinato a partecipare al trionfo di Cristo.

Contemplare il mistero

Quanto più sarai di Cristo, più grazia avrai per la tua efficacia sulla terra e per la felicità eterna.

Ma devi deciderti a seguire la via della dedizione: la Croce sulle tue spalle, con un sorriso sulle labbra, con una luce nell’anima.

Via Crucis, II stazione: Gesù è caricato della Croce

A che cosa ci invita la chiesa in Quaresima?

La Chiesa invita i suoi fedeli a fare di questo tempo come un ritiro spirituale nel quale lo sforzo di meditazione e di orazione deve essere sostenuto da uno sforzo di mortificazione personale la cui misura, a partire dal minimo stabilito, è lasciata alla libertà e generosità di ciascuno.

Ben vissuta, la Quaresima prepara ad una autentica e profonda conversione personale, per partecipare alla festa più grande dell’anno: la Domenica della Resurrezione del Signore.

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Nell’ambiente c’è una specie di paura della Croce, della Croce del Signore. Il fatto è che hanno incominciato a chiamare croci tutte le cose sgradevoli che accadono nella vita, e non sanno sopportarle con senso di figli di Dio, con visione soprannaturale. Tolgono persino le croci piantate dai nostri avi lungo le strade…!

Nella Passione, la Croce ha cessato di essere simbolo di castigo, per divenire segno di vittoria. La Croce è l’emblema del Redentore: in quo est salus, vita et resurrectio nostra: lì è la nostra salvezza, la nostra vita, la nostra risurrezione.

Che cos’è la penitenza? In che modo si esprime la penitenza nella vita cristiana?

La penitenza, traduzione latina della parola greca metanoia, che nella Bibbia significa conversione (cambiamento spirituale) del peccatore, designa tutto un insieme di atti interiori ed esteriori rivolti a riparare il peccato commesso e lo stato che ne consegue per il peccatore. Letteralmente cambiamento di vita, si dice dell’atto del peccatore che torna a Dio dopo essere stato allontanato da lui, o dell’incredulo che raggiunge la fede.

“La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano, come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, l’intercessione dei santi e la pratica della carità che «copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4,8).”

Catechismo della Chiesa Cattolica, 1434

Queste e molte altre forme di penitenza possono essere praticate nella vita quotidiana del cristiano, in particolare nel tempo di Quaresima e nel giorno penitenziale del venerdì.

Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 301

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La conversione è cosa di un istante; la santificazione è opera di tutta la vita. Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore. È indispensabile quindi essere disposti a ricominciare, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l’impulso della prima conversione. E questa è la ragione per cui dobbiamo prepararci con un approfondito esame di coscienza, chiedendo aiuto al Signore, per poterlo conoscere meglio e per conoscere meglio noi stessi. Se vogliamo convertirci di nuovo, questa è l’unica strada.

Che cos’è la conversione? Perché devono convertirsi i cristiani già battezzati?

Convertirsi è riconciliarsi con Dio, allontanarsi dal male, per ristabilire l’amicizia con il Creatore. Implica il pentimento sincero e la confessione di tutti e ciascuno dei nostri peccati. Una volta in grazia (senza coscienza di peccato mortale), dobbiamo proporci di cambiare dal di dentro (negli atteggiamenti) in tutto ciò che non è gradito a Dio.

La conversione è cosa di un istante; la santificazione è opera di tutta la vita. Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere

“L’appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che « comprende nel suo seno i peccatori » e che, « santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento » (LG 8). Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del « cuore contrito » (Sal 51,19), attirato e mosso dalla grazia(cfr. Gv 6,44; 12,32) a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,10).

Catechismo della Chiesa Cattolica, 1428

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Siamo entrati nel tempo di Quaresima, tempo di penitenza, di purificazione, di conversione. Non è un compito facile. Il cristianesimo non è un cammino comodo: non basta “stare” nella Chiesa e far passare gli anni. Nella nostra vita, vita di cristiani, la prima conversione — quel momento irripetibile, indimenticabile, in cui si vede con tanta chiarezza tutto ciò che il Signore ci chiede — è importante; però ancora più importanti e difficili sono le conversioni successive. Per agevolare l’opera della grazia divina che si manifesta in esse, occorre conservare un animo giovane, invocare il Signore, ascoltarlo, scoprire ciò che in noi non va, chiedere perdono.

Ma vivere con Dio è indubbiamente un rischio, perché il Signore non si accontenta di condividere: chiede tutto. E avvicinarsi un po’ di più a Lui vuol dire essere disposti a una nuova conversione

Bisogna persuadersi che Dio ci ascolta, che è accanto a noi: e il nostro cuore si riempirà di pace. Ma vivere con Dio è indubbiamente un rischio, perché il Signore non si accontenta di condividere: chiede tutto. E avvicinarsi un po’ di più a Lui vuol dire essere disposti a una nuova conversione, a una nuova rettificazione, ad ascoltare più attentamente le sue ispirazioni, i santi desideri che egli fa sbocciare nella nostra anima, e a metterli in pratica.

Come posso concretare il mio desiderio di conversione?

In diversi modi, però sempre realizzando opere di conversione, come per esempio: ricorrendo al Sacramento della Riconciliazione (Sacramento della Penitenza o Confessione); superando le divisioni, perdonando e crescendo in spirito fraterno; praticando le Opere di Misericordia.

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Ti consiglio di provare qualche volta a ritornare… all’inizio della tua «prima conversione», il che, se non è proprio come ridiventare bambini, gli assomiglia molto: nella vita spirituale, bisogna lasciarsi condurre con piena fiducia, senza timori né doppiezze; si deve parlare con assoluta chiarezza di ciò che si ha nella testa e nell’anima.

Quali sono gli obblighi di un cattolico in Quaresima? In che cosa consistono il digiuno e l’astinenza? Chi vi è obbligato? Si può sostituire la pratica del digiuno e dell’astinenza?

I cattolici debbono compiere il precetto della Chiesa del digiuno e dell’astinenza dalla carne nei giorni stabiliti dalla Chiesa (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 432), oltre a quello della Confessione e Comunione una volta all’anno. Il digiuno consiste nel fare un solo pasto nella giornata, anche se si può mangiare qualcosa di meno del solito alla mattina e alla sera. Salvo in caso di malattia. Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato, salvo in caso di malattia. Si chiama astinenza il privarsi di mangiare carne (rossa o bianca e i suoi derivati). Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età. “La Conferenza Episcopale di ogni paese può determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà. “. (Codice di Diritto Canonico, canone 1253).

Contemplare il mistero

Bisogna decidersi. Non si può vivere con quelle due candele che, secondo il detto popolare, ogni uomo tiene accese: una a san Michele e una al demonio. Bisogna spegnere la candela del demonio. Dobbiamo consumare la nostra vita facendola ardere tutta intera al servizio di Dio. Se il nostro desiderio di santità è sincero e docilmente ci mettiamo nelle mani di Dio, tutto andrà bene. Perché Dio è sempre disposto a darci la sua grazia e, specialmente in questo tempo, la grazia per una nuova conversione, per un miglioramento della nostra vita di cristiani.

Che senso ha praticare il digiuno e l’astinenza?

Si deve aver cura di vivere il digiuno e l’astinenza non al livello minimo, ma come un modo concreto con il quale la nostra Santa Madre Chiesa ci aiuta a crescere nel vero spirito di penitenza.

Come già nei profeti, l’appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, «il sacco e la cenere», i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all’espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza (Cfr. Gl 2,12-13; Is 1,16-17; Mt 6,1-6.16-18).

Catechismo della Chiesa Cattolica, 1430

Contemplare il mistero

Nel Nuovo Testamento, Gesù indica la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l’atteggiamento dei farisei, che osservavano scrupolosamente le prescrizioni che imponeva la legge, mentre il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete in un altro occasione il divino Maestro, consiste piuttosto nel compiere la volontà del Padre celeste, che “vede nel segreto e ti ricompenserà”(Mt 6,18).