ASCENSIONE DEL SIGNORE


Gesù ascende al Cielo con il suo corpo risorto mentre benedice i suoi discepoli. Dio benedice sempre, dal principio e in eterno: il dono della vita è la sua originaria benedizione, è il suo primo atto, nel contesto della creazione, ed è l’ultimo atto di Gesù sulla terra, espressione di un Dio “vivo”, che è vita, che ama la vita e la dona alle creature viventi, che dà la sua vita per la salvezza dei fratelli, che è venuto nel mondo «perché abbiano la vita e la abbiano in abbondanza» (Giovanni 10,10). Gli apostoli lo adorano: «Ascende Dio tra le acclamazioni», «perché Egli è re di tutta la terra» (Salmo 46, che preghiamo nel responsorio). Gesù «non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, ma nel cielo stesso, per comparire al cospetto di Dio in nostro favore» e noi «abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del Suo Sangue» (II lettura). La Lettera agli Ebrei mostra come la solennità dell’Ascensione ci richiami alla nostra vocazione: possiamo essere tentati di “restare a guardare il cielo”, sgomenti e disorientati, in un’attesa priva di operosità; siamo invece chiamati a essere attivi, perché il tempo della Chiesa è tempo di testimonianza e non di nostalgia, e a rimanere sempre sotto lo sguardo di Dio, in eterno benedetti da Lui che “vede buone” le sue creature. Nessuna nostra mancanza cancella l’originaria bellezza e bontà che Dio ha messo e contemplato in noi fin dal principio.(Da Famiglia Cristiana)